DiócesisHomilías

Apertura del Congreso Internacional sobre Migraciones (Seminario-Málaga)

Publicado: 27/04/2010: 1175

CONGRESO INTERNACIONAL

SOBRE MIGRACIONES

(Casa Diocesana-Málaga, 27 abril 2010)

Lecturas: Hch 11, 19-16; Jn 10, 22-30.

1. Abbiamo ascoltato, nella proclamazione della Parola, il testo degli Atti degli Apostoli, dove si racconta che i primi cristiani, spinti dalle persecuzioni, uscivono da Gerusalemme e si recavano a Fenicia, a Cipro ed ad Antiochia (cf. Atti 11, 19). Possiamo dire che sono i primi migranti, poichè è proprio a causa della persucuzione contro i cristiani che questi escono dalla loro patria.

Il primo atteggiamento che questi cristiani adottano “fuori casa” è quello di evangelizzare soltanto quelli della stessa della loro stessa appartenenza culturale; sono giudei fra i giudei: «non predicavano la parola a nessuno fuorchè ai giudei» (Atti, 11, 19); traslasciano gli stranieri e i credenti di altre religioni.

Soltanto in un secondo momento proclamano la Parola ai greci, fatta però dalla stessa gente che abita in queste città pagane. I cristiani di Cipro e di Cirène cominiciano a predicare anche ai greci, annunziando la buona novella del Signore Gesù (cf. Atti, 11, 20); lo Spirito Santo li spinge ad evangelizzare anche a quelli coloro che non sono credenti nella religione giudaica; a quelli di lingua diversa; a quelli di altre religioni. Questo significa un atteggiamento di apertura a tutti: stranieri, pagani, credenti in altre religioni.

2. L’atteggiamento dei primi cristiani nella diaspora ci incoraggia oggi, in questa Eucarestia d’inizio del Convegno sulla migrazione. Lo Spirito ci spinge, anche a noi tutti, ad evangelizzare chiunque: sia della stessa lingua, sia di un'altra lingua, sia di un’altra religione o di un'altra cultura.

Questo atteggiamento è dono dello Spirito Santo; non è un atteggiamento che viene dato dalla propria volontà umana, o dalla propria esperienza. Infatti, la cosa più normale è di parlare a quelli di casa, a quelli della stessa lingua o della stessa razza. Bisogna avere un atteggiamento d’apertura, per poter uscire fuori da sé, di andare verso l’altro. E questo è già un dono dello Spirito!

Forse dobbiamo accettare questo dono, per poter aprire il nostro cuore e la nostra lingua agli altri, diversi da noi; questo è un passo in avanti, a cui lo Spirito ci incoraggia.

Dopo questo passo avviene la conversione di un gran numero di persone: «E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore» (Atti, 11, 21).

3. E’ chiara la volontà salvifica universale di Dio, come dice il Concilio Vaticano II: il Signore vuole la conversione di tutti gli uomini; Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati (cf. Concilio Vaticano II, Dignitatis humanae, 11), e che tutti conoscano il Vangelo. L’azione evangelizzatrice non si può ridurre a quelli della propia lingua, della propia cultura, della propia etnia o della stessa religione.

Questa notizia della conversione di un gran numero di persone giunse agli orecchi della Chiesa Madre di Gerusalemme (cf. Atti, 11, 22). Da questo evento ne segue un altro altrettanto significativo: Barnaba è inviato in Antiochia, per vedere cosa succedeva; verifica che molta gente pagana ha accettato il cristianesimo per grazia del Signore (cf. Atti, 11, 23). Questo evento ha degli effetti positivi: la gioia (cf. Atti, 11, 23) e la comunione fra i credenti. Saulo e Barnaba si recano in Antiochia e rimangono in quella città istruendo molta gente (cf. Atti, 11, 25-26).

4. La Chiesa Madre si rallegra del successo dell’evangelizzazione tra i pagani, e forma nella fede i nuovi cristiani. Le città pagane ricevono l’istruzione dovuta all’evangelizzazione; non è quindi sufficiente l’annuncio del kerigma; non è sufficiente una prima conversione. Paolo e Barnaba istruirono molta gente per un anno intero, rimanendo in quella Chiesa di Antiochia.

Quest’atteggiamento di Paolo ci insegna la necessità della formazione nella fede, nella catechesi, nell’istruzione religiosa; ci incoraggia nel nostro lavoro di evangelizzazione a mettere a fuoco una necessaria formazione in più profondità, perché la Parola di Dio possa essere accolta e possa produrre i frutti. Non risulta sufficiente, per tanto, il primo annuncio a quelli non credenti, a quelli credenti di altre religione, a quelli di altre cultura.

In questi giorni pasquali il Signore ci sta incoraggiando a mettere a frutto questi fatti raccontati degli Atti dei Apostoli.

5. Il brano del Vangelo di Giovanni, proclamato nella liturgia, presenta un dialogo tra Gesù e i Giudei, che gli fanno una domanda sulla messianità: «Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente» (Gv 10, 24). A questa domanda Gesù risponde: «Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza» (Gv 10, 25). E dopo aggiunse: «Ma voi non credete» (Gv 10, 26).

Il Signore ci sta dicendo anche a noi che non è sufficiente la parola di spiegazione o di formazione, cioè, conoscere la teoria; ma che è necessario operare per poter rendere testimonianza alla Verità; è necessario agire per poter rendere testimonianza a Gesù; la gente spera le opere.

Papa Benedetto XVI, quando parla sulla testimonianza e sulla carità, dice che i cristiani sanno quando devono spiegare perché fanno le cose e quando devono tacere e “fare semplicemente”, senza spiegare troppo e senza dire le ragioni religiose per cui compiono queste opere.

Nel lavoro con i migranti molte volte dobbiamo lavorare e operare senza spiegare troppo; non è necessario spiegare che “questo lo faccio perché sono cristiano, e se non fossi cristiano non lo farei”; a volte è sufficiente fare delle opere, che in seguito si capiranno perché sono state fatte.

6. Il Signore Gesù ci racconta la parabola del gregge. Chi vuole essere del gregge del Signore deve ascoltare la sua voce e conoscere Gesù: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (Gv 10, 27); chi vuole mantenere il suo cammino dietro il Signore e riconoscere Gesù deve ascoltare la sua Parola; questa è una maniera di vivere la fede, di rendere testimonianza e anche di evangelizzare.

Chiediamo al Signore che ci apra le orecchie e soprattutto il cuore, per  ascoltare bene la sua Parola, per viverla, assimilarla e per poterla manifestare nella nostra vita.

Che la Madonna, la Vergine Madre di Dio, ci accompagni ed interceda per noi con la sua maternale delicatezza! Amen. 

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